L’Approdo della Zattera

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La venuta dell’Icona della Madonna della Madia, raccontata dai dipinti di Michelangelo Signorile.

Il ciclo pittorico, realizzato attorno al 1732 dal barese Michelangelo Signorile, su commissione del vescovo Iorio,  rievoca, con quattro dipinti, il racconto della venuta dell’Icona della Madonna.

Agli inizi del 1100, dato l’aumento della popolazione e le condizioni precarie della vecchia chiesa, il vescovo di Monopoli Romualdo, con l’ausilio del conte normanno Roberto di Wasville, diede avvio all’edificazione di un tempio più grande in stile Romanico.
Realizzati i muri, l’edificio non poteva essere ultimato per mancanza, in luoghi vicini, di travi di dimensioni tali da reggere il tetto. In mancanza di soluzioni il Vescovo si affidò alla Madonna, che non fece tardare il suo intervento.

Michelangelo Signorile, Il sogno di Mercurio (1732)

Ogni evento di salvezza comincia con un sorprendente avviso, con la percezione dell’irruzione del divino. Nella Bibbia, il sogno ne è tipico simbolo. Come per Giuseppe, quando gli fu detto: “Non temere di prendere con te Maria, tua sposa”, così avvenne per Mercurio, monopolitano “molto dabbene e assai devoto alla Madre di Dio”, cui fu annunciato in sogno che le travi erano nel porto. Un dono sta per esserci consegnato. Un invito ci è rivolto dal cielo: “Monopoli, alzati e sta’ in alto. Vedi la salvezza che ti viene dal Signore Dio tuo”. Dio viene a salvarci con la Madre che ci porta il Figlio suo. Suo di Dio e suo di Maria.

 

I dipinti (ubicati di fronte alla Cappella dei Martiri in Cattedrale) riportano grossolani errori storici in quanto sono presenti edifici realizzati successivamente al 1117: la facciata della Chiesa di S. Domenico, il Retablo cinquecentesco, la cupola di S. Teresa, il Cappellone barocco.
Inoltre la Cattedrale Romanica è raffigurata già con il tetto durante la processione.
Tuttavia questi dipinti hanno un grande valore storico poiché sono le uniche testimonianze grafiche dell’architettura interna ed esterna della Cattedrale Romanica.

Michelangelo Signorile, L’approdo della sacra Immagine e la venerazione del Vescovo e del popolo (1732)

Dopo la sorpresa, il momentaneo rifiuto e la resistenza al dono, avvenne l’accoglienza dell’icona. Il vescovo Romualdo e i monopolitani accorsero al porto. Accettando la Madre, ci si conferma figli. Il Cristianesimo è l’accoglienza della venuta del Figlio di Dio, nato da Maria. “A quanti lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio”. Affidandoci alla Madre che ci porta il Figlio, rinnoviamo la nostra figliolanza del Padre Celeste e della Madre che viene.

Michelangelo Signorile, Processione con la sacra Immagine e le travi (1732)

L’intera comunità cittadina accoglie l’immagine del Figlio sul trono della Madre. Conseguenza dell’approdo è il passaggio dell’Icona per le strade della città. L’evento incide sulla vita religiosa del popolo. La Madonna della Madia interpella Monopoli come comunità civile, oltre che religiosa. Nel Medioevo si pretendeva identificare le due realtà. Oggi si vuole separarle radicalmente. L’ingresso della Madonna col Figlio suggerisce la distinzioe ma non l’agnosticismo. Ci ammonisce: “Se il Signore non custodisce la città, invano vigilano i custodi”.

Michelangelo Signorile, Le prodigiose travi coprono la Cattedrale (1732)

Con l’Icona arrivano le travi – 33 secondo la tradizione – necessarie per la copertura della cattedrale. Assieme all’immagine, furono il prodigio esterno, il dono visibile dell’approdo mistico. La cattedrale romanica di Monopoli, allora, era un cantiere. Ogni chiesa locale è sempre da costruire, da realizzare nella storia. Maria ci porta la pietra angolare e il tetto. Perchè Cristo è l’inizio e il fine di ogni comunità cristiana. La Madonna della Madia non è venuta tanto ad incrementare la devozione mariana a Monopoli quanto ad indicarci “la via della salvezza”. Questo significa il suo titolo di Odigitria. La “via” è il suo Figlio. “Senza di Lui non potete far nulla”, ripete con dole fermeza di Madre.

Il restauro delle tele di Michelangelo Signorile è stato eseguito da Maurizio Lorenzoni.
Foto di Nicola Amato.